“La cultura comincia dal confronto” sostenevano i filosofi greci, ma per loro era superfluo chiarire che confrontarsi con altri significava riconoscerne le differenze e stabilire se e come, cioè criticamente, trasferirle al proprio pensiero; per arricchirlo oppure per confutarlo. La medesima prassi è ancora vigente nelle filosofie orientali, dove le “verità” esistenziali proclamate dai guru vengono costantemente messe alla prova del dialogo e del confronto, nonchè al giudizio dei propri discepoli, spesso in luoghi ascetici e di meditazione.
Nel corso di duemila anni il principio del confronto continua ad esistere, anche se lo spirito e la capacità di critica si sono profondamente modificati. Il significato “pragmatico” di “confronto” nella cultura economica industriale ha assunto l’arida connotazione di “caccia” ai segreti del successo; il suo scopo è massimizzare i profitti per crescere di più e più velocemente.
Il processo del confronto è oggi definito benchmarking; si acquisiscono, anche a titolo oneroso, testimonianze, documenti, consulenze, spesso si visitano Aziende, con l’obiettivo di “carpire” idee o suggerimenti di miglioramento, oppure semplicemente per studiare formule e soluzioni di successo degli altri.
E’ altresì molto chiaro come ogni “formula”, o strategia oppure metodo, ha intrinsecamente forti connotati individualistici, che fanno di ogni singolo caso una peculiarità irripetibile; ancorchè nello spazio o nel tempo. Tuttavia il “trasferimento” di alcune conoscenze può innescare riflessioni e ripensamenti che possono condurre a nuove, ed impensate prima, soluzioni operative o strategiche. L’elemento indispensabile per l’avvio di un processo virtuoso è e rimane sempre quello della “critica”: sia essa culturale che teorica. In linea generale ogni situazione può contenere uno o più elementi di confronto positivo; ed è proprio per questo che sono da stigmatizzare atteggiamenti di chiusura intellettuale a priori, come le negazioni prevenute (per esempio: “il nostro è un caso particolare”) oppure l’ottusità dei rifiuti (per esempio: “la nostra organizzazione non lo consente”).
Certo è che per accogliere e valutare esperienze e conoscenze dall’esterno in chiave proattiva è altrettanto necessario possedere un “quadro” chiaro e netto delle proprie caratteristiche e del proprio business; dalla lucida analisi delle visioni di prospettiva e dei relativi obiettivi, sino al riconoscimento laico dei problemi e dei “guadi” che attendono di essere attraversati.
Ne deriva inevitabilmente quindi come sia necessaria una “Riflessione” condivisa e preventiva dell’Azienda e, si ripete, dei suoi punti di forza e debolezza rispetto alle sue visioni strategiche, orientate all’interno del segmento di mercato in cui si opera.
Si intuisce la difficoltà, operativa ed intellettuale, di questa indispensabile premessa; tuttavia l’intelligenza non dovrebbe mai deformarsi, in genesi, nei ristretti vicoli delle competenze specifiche dei Manager esperti. Le competenze sono decisive per “presidiare” il lavoro quotidiano, mentre l’intelligenza deve garantire il futuro e lo sviluppo; deve inoltre essere costantemente esercitata nella ricerca, nella riflessione, nella critica e nel dubbio, concetto quest’ultimo già posto all’attenzione in questo blog penso in maniera significativa.
Benchmarking quindi significa accettare che in nessun posto e in nessuno esiste la risposta giusta; ma tante sono le risposte che possono offrire suggerimenti, correzioni, scorciatoie, miglioramenti.
E’ giusto pertanto asserire che sia necessario “confrontarsi” per “riconoscersi”; ciò equivale ad ammettere come sia necessario “specchiarsi” nel Prossimo – per mezzo di realtà, idee o competenze – affinchè sia più facile (ed aggiungo obiettivo) diventare più consapevoli di se stessi, in chiave di crescita e sviluppo culturale d’impresa.
Concludo con una massima, peraltro già richiamata in questo blog, che mi appare opportuna: “ Il successo consiste nel fare ciò che fanno tutti ma un po’ meglio, un po’ prima e con un po’ di originalità”.
Spesso, ma in grande sintesi e con una buona dose di pragmatismo spinto, è la vera verità.